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Ultima modifica: 20 Aprile 2018
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Rientrati al Tosi dopo un mese a New York

Rientratodagli Stati Uniti il gruppo di ragazzi di 3AR e 3ER che ha realizzato uno scambio presso la Portledge School di Locust Valley (Long Island – NewYork) .

studenti a Portland

E’ rientrato pochi giorni fa dagli Stati Uniti il gruppo di ragazzi di 3AR e 3ER che ha realizzato uno scambio della durata di un mese (14 settembre-13 ottobre), integrato da un programma di attività di volontariato, presso la Portledge School di Locust Valley (Long Island – NewYork) . 

Ecco i loro racconti:

Considero questo scambio in America come una delle esperienze più belle e edificanti della mia vita perché, devo dire la verità, mi ha cambiata: mi sento più sicura, e non  solo per quanto riguarda l’inglese, più indipendente e matura.Mi è piaciuto perché ho avuto la possibilità di conoscere una nuova cultura, infatti stare a stretto contatto con una famiglia americana per tutto questo tempo mi ha permesso di conoscere le loro abitudini e, di conseguenza, di iniziare a vivere come loro: mangiare alle cinque e mezzo di pomeriggio, assaggiare tutte le loro specialità (anche se continuerò a preferire la cucina italiana!), usare lo slang americano e frequentare la loro scuola.
L’aspetto che ho preferito di questa esperienza, però, sono i veri rapporti di amicizia che si sono creati. Infatti ho incontrato delle persone fantastiche che mi hanno aiutato a integrarmi, mi hanno fatto divertire e sentire a casa così tanto che non ho sentito la mancanza di nessuno. Sono fiera del fatto di aver fatto queste conoscenze perché so di avere dei punti di riferimento anche dall’altra parte del mondo.
Mi sono trovata così bene con i miei compagni italiani che hanno condiviso questo viaggio con me, con la famiglia che mi ha ospitato, con gli amici della Portledge School e con la mia “sorella americana” che penso che il tempo sia passato troppo in fretta; quella che a me non è sembrata nemmeno una settimana è stato invece un intero mese e tutto questo ha reso ancora più difficile dire addio a queste persone, anche se noi sosteniamo che si tratti di un “see you later”!

Greta

America.
Solo a parlarne mi emoziono ancora.. Rivivo quell’agitazione travolgente che ho provato appena prima di partire, all’aeroporto, quando ho salutato i miei genitori e ho detto loro “ci vediamo tra un mese!”.  Poi arriva la nostalgia, sì, la nostalgia di quelle magnifiche persone che ho potuto conoscere grazie a questo viaggio: la mia host family, i nuovi compagni della Portledge School e il rapporto con i compagni che hanno condiviso con me questa esperienza.
Non esagero se dico che tutto questo ha cambiato la mia vita. Mi sento cresciuta, più sicura di me stessa e.. non saprei.. diversa, in maniera positiva ovviamente!
Ho potuto imparare tante cose e sperimentare nuovi metodi di studio e di lavoro a scuola.
Alla Portledge School le lezioni sono fenomenali! Le classi sono formate da un massimo di quindici persone e il rapporto studente-docente non ha paragoni con il classico metodo utilizzato qui: tutti hanno la libertà di esprimersi come meglio credono ed é una cosa che mi ha lasciata senza fiato.
Per non parlare delle materie alternative e molto interessanti che svolgono, quali ceramica, graffiti e architettura! Non ho parole per esprimere la mia gioia e la mia soddisfazione per aver avuto questa imperdibile opportunità.
Auguro con tutto il cuore a chiunque di poter provare questa meravigliosa esperienza “abroad”, perché non c’è nulla di meglio che imparare in maniera diversa e sperimentare abitudini di vita differenti dalla nostra per renderci conto di “come gira il mondo”.

Alice

Non so davvero da dove cominciare, ci sono troppe cose da dire su questa esperienza! Ogni aspetto di questo viaggio è stato fantastico, mi ha fatto crescere e ha allargato le mie vedute. Essere ospitata da una famiglia americana e vivere all’interno di una società cosmopolita quale quella statunitense mi ha reso consapevole delle differenze tra le diverse culture e mi ha fatto capire quanto sia possibile e costruttiva l’integrazione fra esse. Infatti, ho avuto l’opportunità di sperimentare molte cose: un diverso metodo di insegnamento, con classi formate da pochi studenti e un rapporto tra ragazzi e docenti molto più diretto e quasi amichevole, una diversa routine quotidiana, una diversa alimentazione e un diverso tenore di vita.
Sono convinta che vivere per un mese in un paese come gli Stati Uniti sia potenzialmente edificante non solo sotto l’aspetto linguistico ma anche sotto l’aspetto della crescita personale e consiglio a chiunque abbia questa opportunità di coglierla al volo!

Mara

Faccio un po’ fatica a riassumere in poche parole ciò che ho provato durante questo mese ricco di emozioni e che sicuramente ha cambiato qualcosa dentro di me, non solo per quanto riguarda l’uso della lingua, ma a livello personale. Oltre ad essermi innamorata della Grande Mela e aver potuto provare il famoso cibo “unhealthy” classico degli States, ho avuto l’opportunità di convivere con ben due famiglie di Long Island.
È proprio grazie ad esse che sono entrata in contatto con la loro cultura e il loro modo di vivere, il che significa di conseguenza diventare una ragazza americana a tutti gli effetti: mangiare alle quattro e mezza di pomeriggio, giocare a bowling con gli amici e frequentare corsi come ceramica e graffiti all’interno della scuola (il che è molto improbabile in Italia!)
L’esperienza più interessante è stata quella di frequentare la stessa scuola che le mie ormai “sorelle americane” frequentano, così da poter comprendere appieno le abissali differenze con la scuola italiana che fino ad ora avevo solo immaginato.
Le mie famiglie ospitanti mi hanno fatta sentire a casa, cucinando per me e facendomi apprezzare la loro compagnia, e io a mia volta ho cercato di insegnare loro un po’ della mia cultura, come il culto dello stare a tavola tutti insieme e preparando per loro alcune ricette tipiche del nostro Paese.
Nonostante ciò, mi sono adattata in tutto e per tutto alle diverse esigenze “americanizzandomi” il più possibile, anche se sono rimasta sorpresa da quanto sia diverso il mio essere una sedicenne dall’essere una sedicenne americana.
Ho condiviso questa esperienza con altri sei ragazzi italiani che hanno contribuito a rendere ancora più piacevole questo mese che purtroppo è sembrato volare in un istante.
Una parte di me è rimasta tra i banchi della Portledge School e tra le mura di quelle case e mi rendo conto di come avere avuto un’occasione del genere mi abbia aperto gli occhi e abbia segnato la mia vita per sempre perché difficilmente dimenticherò tutto ciò.

Giulia

La più bella esperienza di sempre!
Credo che questo viaggio negli Stati Uniti mi abbia fatto crescere e reso molto più autonomo. Mi ritengo molto fortunato di questa opportunità che la scuola mi ha offerto, non credo che dimenticherò mai questo mese!
Sono stato anche molto fortunato con la famiglia che mi ha ospitato che mi ha fatto sentire a casa e mai in imbarazzo o a disagio. Mi sono letteralmente innamorato della Portledge School, sia per i grandi spazi verdi sia per la disponibilità e gentilezza di tutto il personale e degli studenti; inoltre sono rimasto davvero colpito dalle diverse modalità di studio dei ragazzi americani: le lezioni sono molto più interattive e il rapporto tra alunni e professori è molto più aperto che in Italia. Ho passato momenti bellissimi imparando ogni giorno cose nuove sulla lingua, sulla cultura e sulle tradizioni degli americani, come la frittata o i panini a colazione. La cosa che mi manca di più dell’America ora sono gli amici che ho incontrato con i quali uscivamo nel fine settimana, ma ci siamo ripromessi che un giorno, non troppo lontano, ci incontreremo di nuovo.  

Andrea

Sognavo New York da quando avevo più o meno otto anni. Grazie all’ITE Tosi, poco più di un mese fa, il mio sogno è diventato realtà. La mia scuola ci ha dato l’opportunità di fare uno scambio di un mese con dei ragazzi americani della Portledge School di Locust Valley.
Credo sia stato il mese più bello della mia vita. Ho vissuto con una famiglia americana che mi ha accolto come una figlia e con loro ho imparato gli usi e le tradizioni di questo meraviglioso Paese. Ho creato un vaso nella lezione di ceramica,  a scuola ho indossato un vestito (cosa che non faccio mai), ho giocato a calcio sui prati verdi del campus e ho insegnato un po’ di italiano ai bambini dell’asilo. Ho mangiato un cheeseburger, uova e bacon per colazione e bevuto molti caffè da Starbucks. Ho visto un musical a Broadway, sono andata al mare e ho arrostito dei marshmallows su un fuoco. Ho chiamato un taxi, ballato per le strade di New York e ammirato cantanti, ballerini e musicisti in ogni parte della città. Ma ho anche conosciuto delle persone meravigliose con le quali ho riso, scherzato e pianto quando è arrivato il momento di lasciarle.
Non dimenticherò mai quest’esperienza, un pezzo del mio cuore rimarrà sempre a New York, la città che non dorme mai.

Alessia

USA, una piccola parola che racchiude al suo interno una grandissima ricchezza.
Una ricchezza che mi è stata trasmessa in un solo mese. Molti potranno dire che un mese è davvero tanto; ma non è così quando capiti nel posto giusto con le persone giuste.
È stato il mese più straordinario, e corto della mia vita, grazie alle belle esperienze vissute. Ricordo ogni singolo giorno passato lì.
Mi sembra soltanto ieri  il giorno in cui siamo partiti; il giorno in cui abbiamo salutato i nostri genitori; il giorno in cui il mio sogno si sarebbe realizzato, ossia quello di andare a studiare all’estero.
Poi purtroppo, è arrivato  il giorno in cui abbiamo dovuto lasciare la  ‘ nostra ‘ America, i nostri amici, la nostra famiglia e la nostra scuola.
Tutto ormai ci apparteneva. Ci sentivamo parte di tutto.
Forse questo è dovuto al fatto che siamo stati a contatto con gente molto amichevole e che ci ha voluto bene dal primo momento; a partire dalla famiglia e dalle persone che lavorano alla Portledge School, fino ai nuovi amici che abbiamo conosciuto.
Confrontandomi con persone di cultura diversa dalla mia ho avuto la possibilità di apprezzare maggiormente alcuni aspetti della mia tradizione, ma anche di valutarne criticamente altri. Ho potuto inoltre sfruttare e mettere alla prova la mia conoscenza della lingua inglese, sperimentando quanto essa sia preziosa per la comunicazione, e imparando alcune parole tipiche dello ‘ slang americano ‘. Ho fatto amicizia con persone fantastiche, che mi hanno sempre messo a mio agio, a tal punto da non farmi sentire la mancanza degli amici, della famiglia e della scuola rimasti in Italia.
Sono convinta di poter dire che questa sia stata un’ importante occasione di crescita e di arricchimento della mia persona.
Si è trattato non solo di uno scambio culturale organizzato dalla scuola, ma soprattutto di un’esperienza di vita che auguro a tutti.
Un ringraziamento speciale va, non solo alla Portledge school, alla host family e ai ragazzi americani che abbiamo conosciuto, ma anche alla nostra scuola che ci ha  permesso di sperimentare per la prima volta questa avventura che rimarrà sempre nei nostri cuori.

Stefania