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Ultima modifica: 5 Dicembre 2018
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Menzione d’onore per Carola Longhi a “Mille e una storia”

Venerdì 23 novembre 2018, presso il Teatro Sociale di Busto Arsizio, si è tenuta la cerimonia di premiazione del concorso “Mille e una storia”, organizzato da l’Inform@zioneonline.

Carola Longhi di 4^BR, davanti a una platea di oltre 700 persone, ha ricevuto la menzione d’onore per la Categoria Studenti, grazie al suo racconto dal titolo “Una chiave per il cuore di tutti”. Il tema della manifestazione, giunta oramai alla sua 9a edizione, è stato “La tua chiave di scrittura (lettura) del mondo, della vita, del lavoro”. A partire da questa traccia Carola ha saputo dare forma ad un testo tenero e commovente che muovendo dall’esperienza di volontariato, vissuta in prima persona, ha saputo sottolineare l’immenso valore dei gesti, anche quelli più semplici, come strumento per migliorare la vita degli altri e la propria.

Orgogliosi della sua partecipazione e di quanto ha saputo ricordare con le sue parole non ci resta che riportare integralmente il suo scritto.

 

Una chiave per il cuore di tutti

La mia è una storia comune, per quelli che hanno fatto la scelta che ho fatto io ovviamente. Potrebbe sembrare un’esperienza ricorrente, ma per me è stata importante. Mi chiamo Martina e ho 21 anni, qual è la mia storia speciale? Ora ve la racconto. Faccio parte di un gruppo di volontariato, e due volte al mese mi reco in ospedale per giocare con i bimbi ricoverati nel reparto pediatrico. Avevo 17 anni quando ho deciso di entrare a far parte di questa famiglia e 18 quando ho conosciuto Alessandro. Ricordo ancora il giorno in cui l’ho visto per la prima volta, era nella sua camera sdraiato sul letto e il suo viso era scuro e triste. Non voleva venire a giocare, era comprensibile. Non mi seguì neanche la seconda volta che mi recai da lui. Il mese successivo invece, entrando in sala giochi, lo vidi rannicchiato in un angolo, ma nonostante il suo viso fosse sempre quello del nostro primo incontro, aveva deciso di accettare il mio invito. Mi presentai e iniziai a giocare con lui, ma il sentimento che scaturiva dai suoi occhi era sempre lo stesso. Solo a conclusione della serata, quando lo riaccompagnai in camera a dormire, mi disse: “Sai stasera mi sono divertito”; ci ero riuscita, la sua espressione era diversa, più serena. Quando tornai il mese dopo, i genitori di Alessandro mi dissero che il figlio, appresa la notizia del mio arrivo, si era recato subito in sala giochi ad aspettarmi.  Giocammo tutta la serata io mi coprivo gli occhi, e quando li spalancavo lui scoppiava a ridere. SCOPPIAVA A RIDERE, aveva sorriso poco nell’ultimo anno, esattamente da quando gli era stato diagnosticata una Leucemia ed era stato ricoverato in ospedale. Conclusa la serata mi chiese se sarei tornata la settimana dopo, ed è quello che feci. Ogni serata passata in ospedale si concludeva con lui che mi abbracciava e io che gli promettevo che sarei tornata. Le due ore in ospedale le passavamo rincorrendoci e raccontandoci storie, ne sapeva davvero tante ed era davvero bello vedere come si impegnasse per raccontarmele; io esortavo dicendo che prima o poi avrebbe vinto l’Oscar per la sua bravura a recitare, ma: “lo vinceremo insieme” mi diceva. I due turni al mese si trasformarono così in un turno a settimana, anche due a volte. Durante uno dei nostri incontri mi disse che se era tornato felice come un tempo era grazie alla mia simpatia, ma soprattutto grazie al sorriso sempre presente sul mio volto. E per me è stato lo stesso. Solo adesso sono davvero felice, solo dopo aver visto una risata nascere sul suo viso. Non sempre un sorriso può cambiare il mondo, ma è grazie ad esso se si riesce a cambiare la giornata o addirittura la vita di qualcuno; perché è il sorriso la chiave che si adatta alla serratura del cuore di tutti. Vedere Alessandro sorridere, non ha reso felice solo me, ma anche i suoi genitori, gli infermieri, i medici e anche gli altri bambini malati.